Gli Svart Vold (il nome, in lingua norvegese, significa “nera violenza”) sono dei giovanissimi musicisti di Alessandria, validi esponenti di un death metal molto curato, con qualche incursione nel grindcore più sporco ed aggressivo. Il loro secondo demo, “The Black Poison”, che contiene quattro brani, è stato registrato, prodotto e mixato da Federico Pennazzato agli Authoma Studio.
Nell’azzeccatissima copertina spiccano due mani rugose che escono dal terreno, come alberi secchi e nodosi con le radici bene in vista, mentre, confuse in un apocalittico paesaggio spettrale, tra una fitta nebbia e delle nuvole minacciose, si scorgono altre due mani, in lontananza; nel retro, invece, un teschio squarcia la tela dietro cui era nascosto, fissandoci con sguardo maligno e malintenzionato: due disegni che mostrano quanto gli strumentisti siano affezionati ai canoni tipici dell’heavy metal, senza tuttavia restarvi ancorati in modo eccessivamente tradizionalista, bensì guardando al futuro.
Il CD dura poco meno di venti minuti ed inizia con “Sick by the Society”, canzone eccellente, visto che l’originale utilizzo della lingua italiana ci permette di interpretare meglio il significato del pezzo, una feroce denuncia contro l’evoluzione/regresso della società odierna, tra guerre sparse per il mondo e misteri d’ogni natura, finalizzati a coprire gli sporchi interessi del potere; il brano, dapprima misterioso e cadenzato, cresce abbastanza presto, per via di un’accelerazione con passaggi growl e scream in inglese, a cui si aggiungono addirittura le clean vocals nel ritornello, che è molto orecchiabile e ti resta dentro per non mollarti più.
“Svart Vold” ha un coinvolgente avvio all’insegna di una leggera chitarra, che presto si evolve in un mid-tempo death aggressivo e ben suonato, caratterizzato, nello specifico, da una buona prestazione della sezione ritmica.
L’arpeggio iniziale di “Demons and Devils” è di pregevole qualità tecnica, visto che ricorda alcuni tra i migliori momenti dei bei tempi che furono - cioè gli anni ’80 ed i primi ’90 del secolo scorso - come la successiva accelerazione (che richiama alla mente, per certi versi, lo stile usato dagli Iron Maiden nel disco “Fear of the Dark”), che si trasforma in un selvaggio grindcore, interrotto da una emozionante interruzione recitata in italiano, disperata, molto personale ed intimistica, che ci guida alla velocizzazione finale. La chiusura è affidata a “Born to Be Hated”, violento death, simile al pezzo iniziale come struttura, visto che le parti in italiano sono una nuova protesta, stavolta scagliata contro l’indifferenza e la falsità della gente, nonché un’esternazione di disillusione e sofferenza; ancora furiosi growl e scream, con l’aggiunta delle clean nel ritornello, oltre a vari cambi di tempo che ci conducono al pregevole assolo di chitarra finale.
In definitiva, il demo scorre velocemente, tanto da rimpiangere che sia finito così presto; tecnica e violenza, modernità e tradizione sono equilibrate, come pure le parti in italiano ed in inglese. Un lavoro all’insegna della varietà, quindi, che non annoia, ma stupisce, visto che trasuda decisione, dedizione agli strumenti, passione per l’heavy metal nella sua interezza e non solo per il settore death. Il disco è, quindi, consigliatissimo ai seguaci di death e black metal, com’è ovvio, ma anche ai metallari vicini ai settori meno estremi, per via degli interessanti elementi già descritti, che arricchiranno il loro bagaglio culturale. Concludiamo mettendo in luce che un demo dal valore così elevato è semplicemente un’autoproduzione: a nostro avviso, presto si presenterà un’etichetta specializzata, per limare gli ultimi dettagli e dare il via all’esplosione degli Svart Vold, un gruppo giovanissimo, ma non certo giovanilistico, le cui potenzialità sono enormi, visto che siamo solamente alle lievi scosse sussultorie che preparano all’eruzione del vulcano. Ci permettiamo di far da sismografi, certi che non sbaglieremo.
VOTO: OTTIMO (da 90 a 99, il rischio è perderlo!)
di Giuliano Latina
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